Dal novembre 1917 la guerra dell'Italia cambiò volto in modo radicale. Dal punto di vista militare, l'insediamento del generale Diaz portò una nuova sensibilità verso i combattenti ma, soprattutto, cambiò la strategia della guerra, che diventò difensiva, specie per il gravissimo problema della scarsità di complementi e delle risorse, che erano, quindi, da utilizzare con maggior intelligenza e parsimonia. Anche in campo politico il nuovo governo Orlando, rispetto ai precedenti Salandra e Boselli, prese coscienza che anche il "fronte interno" era da accudire con maggiori e più efficaci attenzioni e, alfine, potenziò, coordinò gli aspetti assistenziali. Un ruolo basilare in questo nuovo clima socio-politico e militare lo ebbe la propaganda, che in passato aveva scontato due gravi handicap: il non essere stata presa seriamente in considerazione come una vera e propria arma psicologica; la sua sostanziale inefficacia nella prospettiva di una guerra offensiva non sentita dalla gran maggioranza degli italiani. Il dissenso, ad ogni modo, non scomparve, specie tra la popolazione civile, ma quantomeno fu contenuto. Infatti, ora la nuova prospettiva difensiva era un formidabile catalizzatore nel nuovo assioma che s'imponeva agli italiani: motivare era resistere, resistere era vincere, vincere era finire la guerra.
In questo manifestino, nella cui grafica si nota la curiosa presenza di un ipo-testo che si distingue da quello principale per il diverso carattere tipografico, sono evidenti i due temi essenziali, dirompenti, categorici della nuova guerra. Il testo più breve e immediato esplicita l’obiettivo principale, [...]
Nel vasto processo di demonizzazione del nemico rientrarono anche il sesso e le donne. Alle violazioni perpetrate su di esse dal nemico nelle provincie occupate si alludeva in modo discreto, ma evidente, anche con semplici e pudiche rappresentazioni come questa - il sesso allora era un tabù, solo [...]
Nei soli due mesi finali del 1917 si concentrò ben il 60% dei prigionieri italiani di tutta la guerra. Fu il fenomeno della "grande prigionia", cui fece seguito una grande moria, essenzialmente per un collasso tecnico-logistico - afflusso abnorme di uomini in breve tempo [...]
Rispetto al passato nell’esercito di Diaz si gratificò di più e meglio il tornaconto economico dei militari con la polizza sulla vita, largheggiando in premi in denaro o di altra natura, o licenze premio per prove di coraggio e disciplina, migliorando il rancio. A ciò s’aggiunse l’alimentazione [...]
Nell’esercito di Diaz, inoltre, si curò molto più che nel passato anche tutta una miriade di aspetti stimolanti lo spirito di corpo, facilitati in ciò, invero, dal contegno difensivo e dalla drastica riduzione della lunghezza del fronte - da 640 km a 354. Turni di riposo più regolari, [...]
Finanziare una guerra costa, e una guerra alimentata dalla produzione industriale costa ancora di più. L’Italia, paese povero e agricolo, per far fronte alle spese contrasse forti debiti all’estero, ma ricorse anche per sei volte alla pratica del "prestito nazionale", ossia il risparmiatore [...]
Già nell’agosto del 1917 si erano create le Opere federate di assistenza e propaganda nazionale, cioè 13 associazioni rappresentanti vasti strati del ceto medio-borghese impegnate nell’assistenza e nella propaganda delle ragioni della guerra. Nel 1918 esse lavorarono a pieno regime per coinvolgere [...]
L’Italia era allora un paese agricolo, e lo sarebbe stato fino agli anni Sessanta. Le masse contadine, però, erano state escluse-non partecipi del processo politico di unificazione nazionale; il Partito socialista prima e le organizzazioni cattoliche poi avevano cercato di coinvolgerle nella cosa [...]