Il fascismo elesse nel mito della guerra vittoriosa la propria legittimazione storica. Quindi esso si doveva occupare dei morti (e della loro memoria) e dei sopravvissuti. Tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta eresse pertanto, nel più vasto processo di rinnovamento architettonico del Paese, decine e decine di strutture celebranti la guerra vinta, come mausolei-ossari e monumenti ai caduti, in cui era palese l'imprinting politico-culturale del nuovo regime. Questa foto ritrae una di quelle opere, visitata dagli ex combattenti bresciani: la colossale stele alla "trincea delle frasche" (Carso) a Filippo Corridoni, sindacalista rivoluzionario amico di Mussolini, volontario di guerra nel 32° fanteria, presso cui morì in azione il 23 ottobre 1915.